Ormai nel lessico comune si associa al termine “Malga”, una struttura in montagna, un ristorante dove si mangia, presumibilmente prodotti tipici del territorio.
Questo molte volte non è corretto, spesso riduttivo.
Questo errore diffuso nasce dal fatto che alcune di queste strutture di montagna in passato nate come Malghe, ora ospitano dei ristornati che della loro origine ne conservano il nome, niente più. Magari al loro esterno possiamo trovare qualche animale per rendere il tutto più rurale, ma è solo una cornice. Siamo in ambienti spesso gestiti magnificamente dove si mangia molto bene, ma non c’è nè autoconsumo, nè lavorazione del prodotto: siamo in ristornati, spesso ottimi, ma non in delle Malghe.
In tempi antichi i nostri avi con impegno e fatica, per ottimizzare in estate l’impiego rurale della montagna in verticale, hanno sistemato i pascoli alpini. Con i mezzi di allora hanno bonificato, ottenuto prato dal bosco, e costruito le famose Malghe.
Ci troviamo a circa 2000 metri e si tratta di stalle molto grandi con annesso il “Bait” per i pastori: siamo nel prezioso mondo della proprietà collettiva, che non è pubblica e nemmeno privata ma di tutti i censiti con diritto. Queste strutture erano infatti pensate condivise, per tutto il bestiame del paese con un unico pastore per tutti.
La funzione della malga è quindi l’alpeggio, un’ecosistema totalmente auto-sostenibile bastato su un sottile equilibrio fra l’animale, la natura e l’uomo.
Le Malghe del nostro bel Celledizzo si trovano sul confine con la Val di Rabbi: Malga Levi, Malga Borche e Malga Sassa. Sono monticate dal bestiame del nostro paesello che vive nel completo benessere animale, abbeverandosi alle sorgenti alpine, nutrendosi esclusivamente di erbe spontanee e concimando lo stesso pascolo.
Il vero alpeggio è un polmone per le aziende agricole, garantendo un prodotto finale di alta qualità, con un impatto minimo sull’inquinamento.
Il mantenimento, anche con scelte politiche lungimiranti, della funzione delle Malghe garantisce anche la bellezza del nostro verde Trentino, così come ci ha fatto innamorare, e non da meno la manutenzione della montagna e la sicurezza dei paesi al fondo valle, non lasciando spazio ad abbandono e degrado.
Oggi alcune Malghe volgono esclusivamente ancora il loro prezioso ruolo della monticazione, con o senza la lavorazione del prodotto in loco, altre sono state dimesse e in alcuni casi la struttura è stata trasformata in appunto dei ristoranti. Secondo noi, in questi casi non dovrebbero più chiamarsi Malghe per non far confusione con modelli virtuosi ed autentici, dove la funzione primaria rimane l’alpeggio, e viene completata anche con la finalità turistica, fusa insieme alla parte agricola, con equilibrio, come il miele con il formaggio.
Alcuni esempi di queste realtà sono Nestalp Malga Campo, la Malga di Val Comasine e Malga Caldesa Bassa: qui potrete trovare contadini e casari, che svolgono il loro lavoro rurale, e prodotti genuini, frutti del territorio da poter degustare o acquistare.
Per custodire e proteggere questo nostro prezioso e delicato mondo alpino servono scelte coraggiose da parte dei nostri amministratori, da parte nostra, e anche da parte di chi ci viene a trovare, che può vivere le esperienze in vacanza scegliendole in maniere etica e sostenibile.